In un’ epoca dominata dalla tecnologia, lo smartphone è emerso come il principale artefatto che ha ridefinito la tessitura della nostra vita quotidiana. Questa trasformazione digitale ha profondamente influenzato non solo le nostre interazioni quotidiane ma ha anche riplasmato il nostro ruolo e la nostra autorità nel tessuto sociale. Di conseguenza, la cittadinanza e la partecipazione attiva alle dinamiche pubbliche si sono evolute, abbracciando una dimensione largamente computazionale.
Nel contesto attuale, la democrazia si avvale delle nuove tecnologie per migliorare l’efficacia della partecipazione civica e ampliare l’inclusione nel processo decisionale. Tuttavia, eventi recenti hanno messo in luce le potenziali insidie che la digitalizzazione può rappresentare per il futuro della democrazia. Mentre l’inizio del secolo ha portato con sé un’ondata di ottimismo per il potenziale democratizzante dei media digitali, evidenziato dalle rivoluzioni delle primavere arabe, gli anni successivi hanno rivelato come lo spazio digitale possa anche essere terreno fertile per la disinformazione e l’erosione dei principi democratici, come dimostrato dalle turbolenze a Capitol Hill.
Con l’ingresso in scena delle tecnologie di intelligenza artificiale, ci troviamo ad affrontare una nuova serie di sfide. Queste tecnologie stanno erodendo la distinzione tra capacità computazionali individuali e potere centralizzato, rendendo opaco il confine tra elaborazione dati personale e quella effettuata nel cloud. Questo fenomeno solleva questioni urgenti riguardanti la governance della democrazia computazionale, ponendo il rischio di una deriva verso forme di controllo oligarchico digitalizzato.
Di fronte a tale scenario, diventa imperativo esplorare modalità per democratizzare l’autorità centralizzata, in modo particolare quella detenuta dalle corporazioni che gestiscono le infrastrutture del cloud e sviluppano tecnologie di intelligenza artificiale. È essenziale garantire che tale potere sia soggetto al controllo democratico, per prevenire la trasformazione della nostra democrazia in una oligarchia guidata dal digitale.
Ciò richiede un impegno verso la trasparenza algoritmica e la partecipazione dei cittadini nei processi che determinano l’utilizzo delle tecnologie digitali nella sfera pubblica. Un altro pilastro fondamentale è l’investimento nell’istruzione digitale, per dotare i cittadini delle competenze necessarie a interagire in modo efficace e informato con le tecnologie che modellano la nostra realtà politica e sociale.
In conclusione, mentre avanziamo verso un futuro sempre più intrecciato con il digitale, è cruciale riconfigurare i nostri sistemi democratici per assicurare che rimangano capaci di rappresentare i cittadini nell’epoca dell’intelligenza artificiale. È solo attraverso un impegno collettivo e una visione innovativa che potremo navigare le sfide presentate dalla digitalizzazione, assicurando che la democrazia rimanga resiliente e vibrante in un mondo in rapida evoluzione.
Davide Vito Grammatica